Itinerario enogastronomico e artistico lungo la Strada del Culatello.
Parma, la sua arte e la sua vocazione.
Quando si parla di Parma a livello turistico, viene
alla mente il centro storico e soprattutto la Piazza del Duomo, in cui sono
racchiusi il Duomo romanico, il Battistero, il Vescovado e il Museo Diocesano.
Non capita spesso di trovare un tale concentrato di arte in pochi metri
quadrati e di questa piazza Parma ne è giustamente orgogliosa. Nel centro
storico si trova anche il Complesso Monumentale della Pilotta che racchiude il
Teatro Farnese, interamente costruito in legno, la Galleria Nazionale, il Museo
Archeologico e la Biblioteca Palatina. A pochi passi dalla Pilotta, si trova il
Teatro Regio, testimone della grande passione di Parma per la musica lirica e
in particolare per le opere di Verdi e non potrebbe essere diversamente. Nella
stessa via si trova il Museo Glauco Lombardi che custodisce le testimonianze di
Maria Luigia d'Austria, moglie di Napoleone e duchessa di Parma, dopo il
Congresso di Vienna. Ma la vera vocazione di Parma non è in realtà quella
artistica. Sarebbe troppo riduttivo considerare il centro storico di Parma come
l'unica cosa interessante da vedere. È chiaro che la città non può competere
con le grandi città artistiche conosciute in tutto il mondo. Parma è invece la
capitale della Food Valley, è il centro di una zona che deve la sua ricchezza
alle produzioni alimentari d'eccellenza. Non a caso i tanti riconoscimenti
arrivati negli ultimi anni da istituzioni quali l'Unesco e l'Unione Europea,
hanno fatto sì che il turismo di Parma si sviluppasse attraverso
l'enogastronomia. Quello che vogliamo proporre in questo capitolo è proprio un
itinerario enogastronomico che può essere anche una piccola guida per scoprire
il lato artistico e storico di un territorio ancora poco conosciuto. Quello che
vedremo è un percorso che si snoda attraverso le zone di produzione dei
prodotti d'eccellenza e scopriremo diversi luoghi spesso sconosciuti ai flussi
turistici, ma non per questo meno interessanti e meno ricchi di storia.
Colorno e la sua Reggia.
Partiamo da Colorno, cittadina a due passi dal Po. Il
monumento principale di Colorno è la sua Reggia, residenza estiva dei Duchi di
Parma, prima i Farnese, poi i Borbone e infine Maria Luigia, che passò qui la
sua prima notte come duchessa. Costruita sulle rovine di un'antica rocca nel
1337, deve la sua bellezza soprattutto a Ferdinando di Borbone, uomo molto
religioso, che si fece costruire una cappella. La cappella di San Liborio è la
più grande d'Europa, ma è in realtà una chiesa per le sue dimensioni, sebbene
raramente utilizzata per cerimonie religiose. A Maria Luigia si deve invece la
costruzione del grande giardino, recentemente riaperto per intero. La Reggia fa
parte dei Castelli del Ducato, un circuito turistico, storico e artistico che
comprende i castelli delle provincie di Parma e Piacenza, facenti parte del
Ducato su cui regnava Maria Luigia. Nella Reggia ha la sua sede l'Alma, la
scuola internazionale di cucina, che attraverso i suoi allievi porta la
gastronomia italiana in tutto il mondo.
Nel comune di Sissa-Trecasali c'è la piccola frazione
di Palasone, che dà il nome alla spalla cruda. È un salume poco conosciuto, ma
comunque apprezzato e non è nato come antitesi alla spalla cotta, ma è
semplicemente un altro modo di intendere la stessa parte del maiale. Per
salvaguardare la tradizione, è nato a Sissa l'Arcisodalizio della spalla cruda
che ha stabilito un disciplinare e che ogni anno premia il miglior produttore.
Nella zona si tiene a novembre la fiera itinerante 'November Porc', dove il
maiale la fa da padrone, in tutte le sue declinazioni alimentari. A Sissa si
trova la Rocca dei Terzi, castello del Ducato, gravemente lesionata dal terremoto
del 2012. I lavori di restauro sono terminati nel 2017 e ora la Rocca è
parzialmente visitabile.
Roccabianca deve il suo nome all'amante di Pier Maria
Rossi, Bianca Pellegrini. La famiglia dei Rossi era una famiglia nobile della
zona, padrona di vari castelli, fra cui Torrechiara. Prima dell'arrivo di
Bianca Pellegrini, il nome del paese era Arzenoldo, come appare nelle antiche
mappe. La rocca è passata di proprietà varie volte e oggi è aperta al pubblico
e fa parte dei Castelli del Ducato. A Roccabianca ha sede anche una famosa
distilleria che produce diversi liquori tipici come il Nocino e il Bargnolino.
Zibello, culatello e Pallavicino.
Arriviamo alla patria del Culatello: Zibello, sulle
rive del Po che divide l'Emilia dalla Lombardia. Questo centro dà il nome al re
dei salumi e possiamo dire che proprio il culatello sia il più grande richiamo
turistico della zona. Non mancano comunque testimonianze storiche riguardanti
la famiglia Pallavicino di cui Zibello era feudo. Il Palazzo Pallavicino del XV
secolo e il Teatro Pallavicino del XVIII secolo, inglobato nel palazzo, sono i
due punti artistici più importanti del paese. Accenniamo anche alle formelle
della chiesa del '400 che rappresentano i putti vendemmiatori che raccolgono
l'uva per la Fortana.
Spostandoci di pochi chilometri e restando nello
stesso comune, incontriamo Polesine Parmense. Dall'inizio del 2016, Polesine e
Zibello costituiscono un comune unico e si dividono la fama sempre grazie al
culatello. Se Zibello dà il nome al salume DOP, Polesine ne racchiude le
testimonianze storiche, grazie al Museo del Culatello, il primo dei musei del
cibo che incontreremo in questo viaggio. Il Museo del Culatello ha sede
nell'Antica Corte Pallavicina e racconta la storia di questo eccezionale salume
e di coloro che ne hanno tramandato i sapori e i saperi fino ad oggi: i
norcini, nel dialetto locale i 'massalèn'. L'Antica Corte Pallavicina è stata
voluta dalla stessa famiglia Pallavicino per controllare i traffici fluviali
sul Po. Oltre al Museo del Culatello, ospita un resort con 13 camere, un
ristorante di classe e un'osteria con la possibilità di degustare salumi e vino
rigorosamente prodotti dagli attuali proprietari. Anche l'Antica Corte
Pallavicina fa parte del circuito dei Castelli del Ducato.
Spostiamoci ora di qualche chilometro, rimanendo però
nelle terre appartenute ai Pallavicino, anzi nella capitale del feudo. Ci
accoglie Busseto e qui tutto parla di Giuseppe Verdi. La piazza principale del
paese è ovviamente piazza Verdi e al centro troviamo la statua del Maestro,
come è sempre stato chiamato da queste parti, in posizione seduta. In questa
piazza sorge la Rocca Pallavicino, edificata nell'XI secolo e ricostruita
nell'Ottocento. Al suo interno il Teatro Verdi, costruito e dedicato al
musicista quando era ancora in vita. Qui si tiene l'importante concorso lirico
delle Voci Verdiane. La Rocca Pallavicino è sede del comune di Busseto, mentre
la Villa Pallavicino, del XVI secolo, è stata la residenza estiva dei marchesi
Pallavicino. Al suo interno i musei dedicati a Verdi e alla cantante lirica
Renata Tebaldi. Numerose sono le chiese che si trovano nel comune di Busseto e
fra queste vogliamo citare quella di Santa Maria degli Angeli, con annesso un
convento. Si trova di fronte a Villa Pallavicino ed è stata testimone dei primi
concerti d'organo di Giuseppe Verdi, ancora in giovane età .
Sempre nel segno di Verdi, ci si sposta in una
frazione del comune di Busseto: Roncole, oggi Roncole Verdi. È qui che il
grande musicista è nato, in una modesta casa divenuta oggi monumento nazionale.
Giuseppe Verdi era il figlio dell'oste di Roncole, Carlo Verdi. Lasciamo le
terre dei Pallavicino ed entriamo in quelle di un'altra antica e nobile
famiglia della bassa parmense: i Meli Lupi.
A Soragna troviamo la Rocca Meli Lupi, abitata tuttora
dall'ultimo discendente di una famiglia che può fregiarsi del titolo di
principi. La Rocca fa parte del circuito dei Castelli del Ducato, è datata XVII
secolo e al suo interno si trovano molte stanze visitabili, come la sala
d'Ercole, la sala del trono e diversi saloni affrescati. La leggenda vuole che
nella Rocca si aggiri il fantasma di Donna Cenerina, al secolo Cassandra
Marinoni, moglie di Diofebo II Meli Lupi, assassinata nel 1573. Vicinissimo
alla Rocca si trova il Museo Ebraico con la Sinagoga, mentre dall'altro lato
del castello ha sede il Museo del Parmigiano-Reggiano. Il museo si trova in un
vecchio caseificio di forma circolare, come si era soliti vedere nel Parmense,
mentre nel Reggiano la pianta dei caseifici era ottagonale. All'interno si
trovano gli attrezzi che nel tempo sono stati usati per la produzione del
formaggio, nonché filmati che illustrano la lavorazione e l'evoluzione del
lavoro del casaro. Interessante la visita al museo della civiltà contadina,
peraltro gratuita, che si trova nello stesso cortile.
Fontanellato, rocca e pellegrinaggi.
Lasciata Soragna, usciamo momentaneamente dalla zona
tipica del Culatello di Zibello e raggiungiamo Fontanellato. Anche qui troviamo
un castello del Ducato: la Rocca Sanvitale. Il castello era stato ceduto in
beneficio dai Pallavicino ai Sanvitale, altra famiglia nobile del Parmense, di
cui sentiremo ancora parlare. Il castello è attorniato tuttora da un fossato e
domina il centro storico del paese. È rimasto di proprietà dei Sanvitale fino
al 1948, anno in cui è stato ceduto al comune. Attualmente è la sede del
municipio, ma diverse stanze al piano terreno e al piano nobile possono essere
visitate. Al di fuori dell'antica cinta muraria si trova il Santuario della
Beata Vergine del Rosario, meta di pellegrinaggi dai comuni del Parmense.
Abbazia Cistercense - Fontevivo
Fontevivo e i monaci cistercensi.
Da Fontanellato ci spostiamo a Fontevivo dove
incontriamo la Badia Cistercense. Il monastero è stato fondato nel XII secolo
ed è uno dei luoghi che hanno visto la nascita del Parmigiano-Reggiano. Nel
Parmense infatti si deve a quest'ordine monastico l'invenzione che ha fatto
dell'intera provincia un territorio d'eccellenza alimentare. Naturalmente tutto
il nostro itinerario si snoda nella zona di produzione del formaggio, dal
momento che questa abbraccia l'intera provincia di Parma.
San Secondo, patria della spalla cotta.
Facciamo ora una deviazione e ci dirigiamo a San
Secondo. Rientriamo nella zona di produzione del Culatello di Zibello, ma in
realtà San Secondo è molto più conosciuta per un altro salume: la Spalla Cotta.
È un prodotto antico di cui già si parla nel XII secolo ed è l'unico salume
della zona che si cuoce. La spalla di San Secondo non ha purtroppo
riconoscimenti a livello europeo, sebbene da tempo sia giacente la domanda per
il riconoscimento come prodotto IGP. In compenso ci si consola da circa
sessant'anni con la Fiera della Spalla e della Fortanina che si tiene ogni anno
a settembre. La Fortanina è il vino tipico della zona, ufficialmente Fortana
del Taro IGT. Dal punto di vista storico e artistico citiamo la Rocca dei
Rossi, altro castello del Ducato e anche questo utilizzato come sede comunale.
Pontetaro e la via Emilia.
Raggiungiamo poi Pontetaro, un piccolo centro
attraversato dalla via Emilia. L'antica strada romana fatta costruire dal console
Emilio Lepido, divide in due Pontetaro dal punto di vista amministrativo: la
parte a nord della via Emilia fa parte del comune di Fontevivo, quella a sud
del comune di Noceto. Ma al di là di questo, la via Emilia è anche la zona di
demarcazione per la produzione dei salumi. Qui finisce la bassa parmense e di
conseguenza la zona di produzione dei salumi insaccati, come culatello, spalla,
coppa, la cui lavorazione è per certi aspetti simile. E poco più in là inizia
la zona collinare, quella di produzione del Prosciutto di Parma, prodotto in
modo completamente diverso, principalmente perché il microclima è completamente
diverso. Si passa dal clima umido della bassa, con grandi escursioni termiche
fra estate e inverno, ad un clima più secco che risente dei venti che dal mare
scendono nelle valli. La via Emilia assume quindi questo ruolo di spartiacque
delle produzioni d'eccellenza.
Collecchio, latte, pasta e pomodoro.
Da Pontetaro scendiamo a Collecchio, sede di uno dei
colossi alimentari della zona: la Parmalat. Collecchio si trova all'interno del
Parco Fluviale del Taro, istituito nel 1988 per salvaguardare la biodiversitÃ
dell'alveo del fiume. All'interno del parco, in località Giarola, in una
grancia benedettina, si trovano il Museo della Pasta e il Museo del Pomodoro.
Il primo racconta la storia del grano e della sua trasformazione in un prodotto
di cui a Parma ha sede il maggior produttore mondiale: la Barilla. Il secondo
racconta invece un altro aspetto della realtà industriale della provincia;
quello della trasformazione del pomodoro e della specializzazione delle
industrie meccaniche in questo settore. Volendo si può fare una piccola
deviazione per raggiungere Ozzano Taro e visitare il Museo Guatelli della
civiltà contadina, pieno zeppo di attrezzi di un tempo trasformati in opere
d'arte.
Talignano, i boschi e la via Francigena.
Entriamo nel Parco Naturale Regionale dei Boschi di
Carrega e incontriamo la Pieve di Talignano, dedicata a San Biagio, lungo la via Francigena, autentica
autostrada medievale percorsa dai pellegrini che si recavano a Roma. Talignano
è stata la parrocchia retta da Don Ferruccio Botti, il prete gastronomo, autore
di vari libri sulla cucina e sui vini del Parmense e, in questo contesto, per
anni collaboratore della Gazzetta di Parma. Da qui inizia la Strada dei Vini di
cui abbiamo illustrato l’itinerario in un altro articolo.
A conclusione di questo itinerario è d'obbligo una
sosta presso uno dei ristoranti della zona: c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Un pranzo a base di tortelli d’erbetta o anolini, un tagliere di salumi misti
della zona con alcune noci di Parmigiano, il tutto annaffiato da una Malvasia,
chiude questo viaggio in mezzo ai sapori, alla storia, alla cultura di una zona
ricca, ma ancora poco esplorata. Per questo Parma sta aspettando con
trepidazione il 2021, anno in cui sarà ancora capitale della cultura. In questo
ambito, gli aspetti che ne caratterizzano il territorio saranno svelati ai
turisti, che tutte le amministrazioni locali sperano possano essere tanti, perché
Parma non può e non deve limitarsi ad essere una città 'mordi e fuggi', ma una
città dove si può soggiornare più a lungo, perché ha tanto da far conoscere e
da offrire.
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