Come si sta riprendendo il turismo dopo le riaperture.
Con l’arrivo dell’estate, la fine del lockdown e la ripresa delle attività economiche, anche se non tutte e comunque con importanti restrizioni, si torna a parlare di turismo e di vacanze. Dal primo luglio sarà anche attivo il famoso bonus-vacanze, uno strumento controverso e che non tutti gli operatori del settore saranno disposti ad accettare.
Infatti, gli albergatori non hanno alcun obbligo verso il bonus e, per esperienza personale, ho già notato che stanno mettendo dei paletti. Per esempio, una prenotazione con saldo in loco e cancellazione gratuita non dà diritto al bonus, almeno secondo la struttura alla quale mi sono rivolto per le mie vacanze, che l’accetterebbe solo su prenotazioni prepagate. In realtà non sarebbe un grosso problema, visto che c’è la possibilità di utilizzare il bonus fino al 31 dicembre, previa certificazione Isee, non così immediata e fatta salva anche la possibilità, per niente scontata, di un altro breve periodo di ferie. Come ben sappiamo per averne spesso parlato, il bonus non può comunque essere accettato se una prenotazione viene fatta attraverso i portali; quindi il provvedimento esclude i colossi dell’intermediazione come Booking, Trivago e Airbnb. Il Codacons ritiene questo provvedimento iniquo in quanto da anni i consumatori si avvalgono dei portali per le loro prenotazioni e personalmente anch’io. Pertanto, si chiede al Governo una misura correttiva per far rientrare gli intermediari in questo discorso, a tutela dei diritti dei consumatori. D’altra parte, il Governo ha varato questa misura per poter dare respiro a tour operator e agenzie di viaggio che per mesi non hanno lavorato, azzerando le loro entrate e in molti casi chiudendo definitivamente i battenti.

Se Airbnb, bonus-vacanze o meno, non ha di che lamentarsi, chi invece si sta lamentando è Confconsumatori. L’associazione sta raccogliendo firme, superando già quota 20000, per far ottenere il rimborso in denaro anziché in voucher, per coloro ai quali sia stata cancellata una prenotazione a causa del blocco per la pandemia. Il problema riguarda chi ha prenotato vacanze o acquistato biglietti per trasporti, concerti o eventi e non ha potuto usufruire del servizio a causa del Coronavirus. Le disposizioni legislative attuali, forse per una svista o forse per superficialità, consentono agli operatori di rimborsare i servizi non usufruiti, attraverso voucher anziché denaro contante. Qual è il punto focale della diatriba? Il consumatore potrebbe trovarsi ad utilizzare il voucher nel momento in cui lo stesso servizio sia aumentato di prezzo; pertanto sarebbe costretto ad un ulteriore e ingiusto esborso per ottenere un servizio di qualità equivalente a quello in precedenza acquistato. Inoltre, si ritiene ingiusto la non possibilità di cedere il voucher a terzi che soddisfino i requisiti per la fruizione del servizio, come previsto per i pacchetti turistici dal Codice del Turismo all’articolo 38. La legge infatti non ha assimilato i voucher ai pacchetti da cui derivano e, altra cosa contestata, ha invece previsto l’utilizzo del voucher entro un anno, pena la decadenza, un lasso di tempo ritenuto troppo breve. La Confconsumatori si sta muovendo dunque sul binario della petizione, forte anche degli interventi a suo favore espressi sia dall’Antitrust, sia dalla Commissione Europea. La petizione è stata rivolta ai Presidenti di Camere e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica. I responsabili nazionali di Confconsumatori, Mara Colla e Carmelo Calì, commentando il superamento delle 20000 firme, si sono ritenuti soddisfatti per aver interpretato una legittima domanda dei cittadini, spesso dimenticati dai provvedimenti legislativi di questi ultimi tempi.
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