GELATO E VISITA GUIDATA AL CASTELLO DI TABIANO.
Con l’ultimo appuntamento di giovedì 3 settembre, si è conclusa al Castello di Tabiano, nel comune di Salsomaggiore, la serie degli eventi denominati ‘Penny Ice Cream’. L’evento consisteva nella degustazione di un gelato sulla terrazza del castello, con successiva visita guidata notturna all’interno del castello stesso.
In questa estate di Covid, il Castello di
Tabiano, che fa parte del circuito dei Castelli del Ducato, è stato
particolarmente attivo, avendo proposto anche la serie di eventi denominati
‘Solestella’, con aperitivo e cena all’aperto, al quale abbiamo partecipato. Le
serate ‘Penny Ice Cream’ erano ispirate alla vita di Carlo Gatti,
soprannominato ‘il re del ghiaccio’, la cui storia è molto interessante e si
lega a quella della rinascita del Castello.
Carlo Gatti, originario del Canton Ticino, a tredici anni
emigra in Francia, dove già era andato a cercare fortuna il padre. Ma il
momento fondamentale della sua vita è la decisione di raggiungere Londra per
proporre il gelato da passeggio, che si vendeva per strada con i carretti e che
costava un penny, da qui il nome dell’evento di Tabiano. L’intuizione che gli
ha cambiato la vita è stata l’idea di importare il ghiaccio proveniente dalla
Norvegia, da cui le navi inglesi tornavano generalmente vuote. La vendita del
ghiaccio norvegese ai bar e ai pub di Londra e poi di tutta la Gran Bretagna ha
fatto la sua fortuna. Gatti ha così potuto aprire non solo altre gelaterie, ma anche
ristoranti, bar, alberghi, sale da gioco; sua la più grande sala da biliardo al
mondo. Il suo patrimonio è arrivato ad essere tale da desiderare di investire
in altri campi. Per questo chiede consiglio alla sua famiglia di origine, la
quale gli indica un lontano cugino, anche lui ticinese, ma che viveva da tempo a
Parma, Simone Corazza. I due cominciano a corrispondere e Simone manda a Londra
il figlio Giacomo che conosce la figlia di Gatti, Rosa, se ne innamora e la
sposa. Giacomo inizia quindi a lavorare insieme al suocero, ma per lui è forte il
richiamo dell’Italia e soprattutto di Parma dove è nato. Il clima di Londra non
gli piace, per cui inizia a pensare alla possibilità di un ritorno. Viene a
sapere di una famiglia, i Landi, che si trovano in difficoltà economiche.
Questa famiglia è proprietaria di una fortezza in rovina a Tabiano e dei
terreni circostanti. Giacomo visita il posto, apprezzando il clima ventilato
della collina e immagina di poter far rivivere la fortezza come suo castello. Decide
quindi di comprare il tutto, compresi il borgo e tutti i terreni di pertinenza
fino a Salsomaggiore. Nasce così un’azienda agricola rimasta attiva dal 1882,
anno dell’acquisizione, fino a una trentina di anni fa. Nel borgo viene
costruito un caseificio e attorno si trovano le case di coloro che lavorano in
azienda. A Giacomo Corazza si deve anche la nascita delle Terme di
Salsomaggiore e Tabiano, poi espropriate nel 1912 dal governo Giolitti, che
sosteneva che le acque termali dovessero essere parte del patrimonio pubblico e
non di un privato. La ristrutturazione del castello da parte di Giacomo Corazza
dura vent’anni, nel corso dei quali la fortezza militare originale si trasforma
in una dimora con grandi stanze arredate col gusto di fine ‘800. Alcuni anni
dopo la chiusura dell’attività agricola, il castello e le sue pertinenze sono
state trasformate a scopo turistico. Il caseificio è diventato un ristorante,
il borgo medievale è ora un hotel diffuso che comprende i vecchi alloggi dei
mezzadri, ristrutturati. Naturalmente anche il castello è aperto alle visite e ospita
eventi culturali, matrimoni e altro.
Dopo aver gustato il gelato sulla terrazza, la visita guidata ci porta a vedere qualcosa di inaspettato. Se pensiamo ai castelli, pensiamo subito al Medioevo, a stanze con spesse mura, a sale d’armi, a camminamenti di guardia e anche alle prigioni. Ebbene, nel Castello di Tabiano non c’è nulla di tutto questo. Infatti, la sua storia è molto particolare. Il castello nasce attorno all’anno 1.000 come fortezza militare della famiglia ghibellina dei Pallavicino, che all’epoca governava sulle provincie di Parma, Piacenza e Cremona, costituendo lo Stato Pallavicino, con capitale Busseto. Tabiano era la più importante delle quattro fortezze, insieme a Scipione, Bargone e Gallinella, che costituivano una rete di difesa sulle colline parmensi e dalla cui posizione elevata si potevano controllare i traffici delle merci nella pianura, fino al Po, da cui poi prendevano la direzione Milano o Venezia. La fortezza dunque non era fatta per viverci e infatti non c’erano finestre, ma solo feritoie, le stanze erano grandi, ma senza alcun arredamento e il pavimento di fatto non c’era, era semplicemente terra. Esaurito il suo scopo difensivo, la fortezza è stata abbandonata. Per alcuni anni è stata anche dei Farnese che essendo guelfi, ne hanno distrutto le merlature ghibelline e la torre. Riconquistata dai Pallavicino, è stata lasciata al proprio destino, senza alcun restauro. Poi è passata alla famiglia Landi, grazie al matrimonio dell’ultima erede dei Pallavicino che l’ha portata in dote. L’ultima erede dei Landi, Sofia, l’ha poi venduta a Giacomo Corazza. Solo con quest’ultimo il castello è diventato una dimora e quindi non deve stupire se è arredato come una ricca casa di fine ‘800. Inoltre, Giacomo ha fatto ricostruire l’antica merlatura e la torre, ripristinando la parte esterna del castello, come era in origine. In più ha dovuto far aprire le finestre, perché, come detto, non esistevano.
La prima stanza che ci viene mostrata contiene le foto di
famiglia, compresa quella di Carlo Gatti, senza il quale il Castello di Tabiano
sarebbe solo un rudere. Molto bella la sala da ballo, impreziosita dagli
specchi alle pareti, che erano quelli della casa londinese di Giacomo Corazza,
portati a Tabiano dalla moglie Rosa. Quindi si passa alla sala della caccia,
dove fa bella mostra un enorme tavolo costruito direttamente nella stanza e mai
spostato, perché non passerebbe da nessuna porta. Si passa poi alla stanza
detta del Cardinale, in riferimento a Pietro Maffi arcivescovo di Pisa, grande studioso
di astronomia, spesso ospite nel castello. Il suo telescopio è in mostra nella
stanza e lui stesso lo ha donato ai Corazza in segno di gratitudine per l’ospitalità.
Nella stessa stanza in cui Maffi guardava le stelle, è conservata anche una
parte della biblioteca ereditata dalla contessa Martini, unica nobile della
famiglia, moglie di Carlo Corazza, figlio di Giacomo. Notevole è anche la
collezione di piatti in ceramica esposta nella cucina che si affaccia sulla
terrazza del castello.
Successivamente visitiamo le cantine, che al tempo dei Pallavicino erano le stalle. In queste cantine Giacomo Corazza produceva e conservava il vino della sua azienda. In queste stanze si possono vedere i tini originali costruiti direttamente nell’ambiente e che pertanto non possono essere spostati. Possiamo vedere anche le casse di legno usate per la raccolta dell’uva; sono ancora quelle originali e nessuna di loro si è mai rotta. Fa bella mostra anche un’enorme stadera, capace di pesare contemporaneamente venti forme di Parmigiano, cioè l’equivalente di 800 chili. La visita si conclude nelle sei stanze in cui si stagionava il Parmigiano, dove, nonostante siano passati trent’anni dalla loro dismissione, le assi di legno sono ancora impregnate del profumo del formaggio stagionato.
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