Rivista di divulgazione turistica ed enogastronomica a cura di Alberto Zanichelli

UNA CENA AL RISTORANTE EURIDICE.


Prima che il nuovo DPCM che prevede la chiusura dei ristoranti per le 18, fosse in vigore, io e mia moglie siamo riusciti a consumare una cena al ristorante Euridice, che si trova a Baganzola, frazione del comune di Parma, in zona Fiera. Il ristorante lo scorso anno ha ricevuto il premio per la migliore pizza della provincia e curiosamente il secondo premio è andato ad un altro ristorante di Baganzola, lo Zafferano, trasformando in qualche modo questo paese in una piccola Napoli.

La location di questo ristorante è ricavata da un’antica corte appena fuori dal paese di Baganzola. Un rustico ristrutturato costituisce il corpo centrale, da cui sono state ricavate due sale molto spaziose, una al piano terra e una al piano rialzato, che era il vecchio fienile della corte.


Conoscevamo già questo ristorante dal quale ci siamo serviti durante il lockdown, con il servizio di delivery, con il quale l’Euridice ha deciso di lavorare, devo dire con un discreto successo, almeno per quanto ci riguarda. Conoscevamo già anche le ottime pizze sfornate da questo ristorante, per cui abbiamo optato per un menù tradizionale con antipasto, primo e dolce.

Abbiamo iniziato con un antipasto di salumi misti del territorio, prosciutto crudo, culatello, pancetta e salame, serviti con una giardiniera di verdure e alcuni pezzi di torta fritta, anche questa tipica del territorio. Per intenderci, anche se si chiama torta, la torta fritta non è un dolce. È fatta con un impasto di farina, latte, sale e lievito di birra e fritta in abbondante strutto o olio di semi. Il suo abbinamento principale è proprio con gli antipasti di salume. Il segreto, se si ordina come antipasto, è di mangiarne non più di tre pezzi per evitare che lo stomaco si riempia in anticipo. Il fatto che sia fritta in abbondante olio la rende un tantino pesante, quindi attenzione alle porzioni.


Per quanto riguarda i primi, mia moglie è rimasta sul tradizionale locale, ordinando un piatto di cappelletti, che a Parma si chiamano anolini, a prescindere da quello che c’era scritto sul menù. La preparazione della pasta e del ripieno degli anolini è piuttosto complicata, vista la varietà degli ingredienti. Inoltre, occorrono oltre tre ore di cottura per avere il miglior prodotto. La pasta deve comunque rimanere al dente dentro il suo brodo. Gli anolini sono un prodotto PAT, cioè Prodotto Agroalimentare Tradizionale e per questo la ricetta ha una sua tutela. Per quanto mi riguarda, ho preferito sperimentare i maltagliati al ragù di culatello. Come ben si sa, il culatello è derivato dalla stessa coscia del prosciutto ed è il tipico salume della bassa parmense. Le sue carni magre sono molto apprezzate proprio per questa loro caratteristica. Ho scoperto con questo piatto che il culatello si presta anche come ragù; d’altronde anche il suo cugino prosciutto fa altrettanto. Il ragù di culatello avvolge la pasta dandole un sapore unico e questa è stata una vera rivelazione per il mio palato; piatto apprezzatissimo e consigliabile.


Dai primi siamo passati ai dolci e qui bisogna fare una premessa. Nel nostro territorio la presenza dei salumi è in qualche modo ingombrante. Mi spiego meglio. Noi siamo abituati a mangiare i salumi come antipasto ed è quello che ho fatto anche in questa occasione. Ma ci dimentichiamo spesso che i salumi altro non sono che carne e che, come tale, andrebbero mangiati dopo i primi. Questo ci impedisce spesso di ordinare i secondi, perché di fatto li abbiamo già mangiati. È questo è penalizzante per i nostri cuochi, perché i riconoscimenti culinari si danno soprattutto per i secondi, che pochi curano, visto che pochi clienti li ordinano. Per evitare quindi di alzarci da tavola con lo stomaco imbarazzato, siamo passati ai dolci. Per me una torta cioccolatina con salsa di frutti di bosco e gelato alla crema; come amante del cioccolato in tutte le sue forme, non ho avuto dubbi sulla scelta e non me ne sono pentito. Mia moglie ha optato per un tiramisù al lambrusco che ben si abbina ai dolci, anche nella loro preparazione, pur essendo un vino rosso. E a proposito della scelta del vino per la nostra cena, siamo andati sul sicuro con una bottiglia di Lambrusco Marcello delle cantine Ariola, uno dei migliori rossi del territorio, coltivato in collina nella zona di Ozzano Taro.


Il rapporto qualità-prezzo del ristorante Euridice è molto buono; l’unica pecca che mi sento di sottolineare è il prezzo del coperto un tantino alto. Servizio ottimo e in sicurezza per quanto riguarda le direttive anti-Covid.

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