Rivista di divulgazione turistica ed enogastronomica a cura di Alberto Zanichelli

VIAGGIO IN SPAGNA (seconda parte)


In questo post continua la descrizione di un recente viaggio in Spagna, grazie al Green Pass. Si parla del secondo giorno passeggiando per Madrid. Per chi volesse vedere anche il primo, rimandiamo a questo link.

Per il secondo giorno a Madrid partiamo dalla nostra base di Tres Cantos e arriviamo in centro in circa venti minuti di auto. Attraversiamo Plaza de Cibeles con la sua fontana scolpita nel 1782 su progetto dell’architetto Ventura Rodriguez, che rappresenta Cibele, la dea della terra e dell’agricoltura. Ai quattro angoli della piazza si ergono altrettanti importanti palazzi: il Palacio Buenavista che è sede del Quartier Generale dell’Esercito, il Palacio de Linares, sede della Casa de America che ospita eventi culturali e di interscambio fra Spagna e America, il Palacio de Comunicaciones, sede del comune di Madrid e il palazzo sede del Banco de España.

Svoltiamo su Calle Alcalà e raggiungiamo uno dei monumenti più rappresentativi di Madrid: la Puerta de Alcalà. Da qui inizia una zona che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità e che comprende anche il Parque del Retiro e il Paseo del Prado, di cui parleremo in seguito. La porta è stata fatta costruire dal re Carlo III, che aveva fatto demolire un’altra porta che esisteva in precedenza. Il progetto è dell’architetto siciliano Francesco Sabatini che ha svolto la maggior parte della sua carriera al servizio della corona spagnola. Si compone di cinque campate, di cui le tre centrali ad arco. È costruita in granito e presenta sulla campata centrale lo scudo di Re Carlo, ripetuto su entrambi i lati. Sugli archi laterali sono visibili le statue delle quattro virtù cardinali: Fortezza, Prudenza, Giustizia e Temperanza. Davanti alla porta è d’obbligo fare una serie di foto e noi non ci sottraiamo a questa incombenza; d’altronde la bellezza dell’opera lo merita.


Semplicemente attraversando la strada, entriamo nel Parque del Retiro. Si entra dalla Puerta de España, già di suo un’opera d’arte. Percorrendo il vialetto denominato Paseo de la Argentina, si arriva al laghetto che in realtà è piuttosto grande, visto che si può fare anche un giro in battello. Nel momento in cui arriviamo è pieno di turisti sulle barchette a noleggio. Mi sarebbe piaciuto farci un giro, ma il tempo a disposizione è quello che è. Il laghetto è conosciuto come Estanque, cioè stagno e come tutti gli stagni è popolato da uccelli acquatici. Su un lato dell’Estanque si erge in tutta la sua imponenza il monumento al re Alfonso XII. Il re ha vissuto buona parte della sua vita in esilio, ma durante il suo breve regno ha portato la Spagna a un relativo benessere. Alfonso XII è morto a soli 28 anni. Il suo monumento è stato costruito su progetto dell’architetto José Grases Riera che aveva vinto un concorso indetto nel 1902. È costituito da un imponente colonnato semicircolare, al centro del quale si erge la statua del re Alfonso XII. L’inaugurazione del monumento è avvenuta nel 1922. Prima di proseguire  la visita del parco, ci concediamo una sosta al bar dove, in tema di bevande tipiche, ci beviamo una sangrìa. La sangrìa è una bevanda tipica della penisola iberica, quindi anche del Portogallo, da dove in realtà proviene. Il nome è dato dal colore rosso intenso, simile al sangue. La ricetta originale prevede vino rosso (diverso a seconda delle zone), pesche, arance, limoni, rum, chiodi di garofano e cannella. Va servita fredda in una brocca con ghiaccio. È una bevanda alcoolica, ma non eccessivamente, per cui ci sta bene anche come aperitivo. Vedere il parco per intero ci è stato impossibile, per cui cito solo un paio di punti d’interesse. Il Palacio de Cristal (palazzo di vetro) è costruito in metallo e rivestito interamente in vetro; si ispira al Cristal Palace di Londra e ospita esposizioni di arte contemporanea. Il Jardin de Parterre è un bellissimo giardino che si può ammirare da un’altezza sopraelevata e ospita l’albero più antico di Spagna, un cipresso calvo di più di 400 anni.


A questo punto ci è venuta fame. Prendiamo un taxi e ci facciamo portare in un ristorante dove possiamo mangiare la specialità spagnola per eccellenza: la paella. Il nome deriva dalla padella in cui tradizionalmente viene preparata, più o meno grande a seconda del numero dei commensali. La base è costituita da riso e zafferano che non mancano mai, in nessuna delle varianti regionali. La versione più comune è quella valenciana, che prevede l’aggiunta di carne di pollo e coniglio, unitamente a varie verdure come pomodori, peperoni, fagiolini, fagioli e taccole. Esistono almeno altre due versioni: la paella de marisco e la paella mixta. La prima sostituisce alla carne i frutti di mare, come cozze, vongole, scampi, gamberi e seppie. La seconda è invece una mistura di mare e terra ed è questo il tipo di paella che ci è stata servita e che preferisco.


Terminato il pranzo, continuiamo la nostra passeggiata che ci serve anche per la digestione. Passiamo davanti alla stazione di Atocha, diventata tristemente famosa per l’attentato terroristico dell’11 marzo 2004 che ha fatto 192 morti e oltre 2000 feriti. Attualmente la stazione non è più in funzione, ma ospita un giardino botanico coperto. Purtroppo, non abbiamo tempo di soffermarci, perché vogliamo sfruttare l’orario di apertura gratuita del Museo del Prado. Quindi ci dirigiamo verso il museo, percorrendo il Paseo del Prado, il lungo viale alberato che porta alla nostra meta successiva.

Il Museo del Prado è una delle pinacoteche più grandi e famose del mondo. Il palazzo che la ospita è stato voluto dal re Carlo III e realizzato dall’architetto Juan de Villanueva verso la fine del XVIII secolo. La facciata principale guarda il Paseo del Prado ed è costituita da un colonnato centrale davanti al quale si trova la statua di Diego Velazquez, probabilmente il più grande pittore spagnolo. Abbiamo però utilizzato un’entrata laterale e, come detto, siamo entrati gratis: e quando ci ricapita? All’interno si trovano una quantità enorme di opere di pittori spagnoli, italiani, fiamminghi e tedeschi. Impossibile citare tutte le opere e soprattutto vederle tutte, vista la grandezza del museo e il tempo limitato a disposizione (ok gratis, ma fino a un certo punto). Ricordiamo pertanto alcuni dei pittori più famosi le cui opere si trovano in questo museo. Fra i pittori spagnoli, una citazione particolare la meritano Velazquez e Goya, gli autori più rappresentati nel museo. Per quanto riguarda gli italiani, abbiamo potuto ammirare opere di Raffaello, Tiziano e Beato Angelico. I fiamminghi sono rappresentati soprattutto da Rubens, Bosch e Bruegel. Fra i tedeschi citiamo Albrecht Dürer.


Giornata terminata? Nossignore. A inizio serata facciamo la conoscenza di un'altra tipica attrazione spagnola: il flamenco. Esistono diversi locali in cui si esibiscono vari gruppi di flamenco e noi entriamo in uno di questi, non lontano dal Mercado de San Miguel, visitato il giorno precedente. Il gruppo è formato da quattro uomini, tre cantori e un chitarrista e tre donne che, prima insieme, poi individualmente, si esibiscono in questa danza di origine gitana, che in parte ricorda le movenze della corrida. Al termine dell’esibizione, due delle ballerine si intrattengono col pubblico, spiegando che cos’è il flamenco, la sua storia e via dicendo. Scopriamo tra l’altro che la maggior parte delle movenze dei danzatori sono improvvisate, così come l’accompagnamento vocale dei cantori, spesso con parole derivanti dai dialetti gitani e quindi molto spesso incomprensibili.


Per terminare la serata torniamo alla tradizione italiana, nel senso che mangiamo una pizza. Ho sempre pensato e spesso sperimentato di persona che mangiare cibo italiano all’estero non è proprio il massimo, per cui all’inizio resto un po' scettico, ma alla fine mi devo ricredere, almeno per questa pizza, decisamente buona. Per arrivare alla macchina, ci resta solo da percorrere a piedi il tratto che attraversa Plaza Mayor, sbuca nella Puerta del Sol e finisce sulla Gran Via. Non è molto bello da fare di notte, dicono che sia piuttosto pericoloso, ma per fortuna non ci succede niente e il nostro secondo e ultimo giorno a Madrid si conclude.
 

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