Rivista di divulgazione turistica ed enogastronomica a cura di Alberto Zanichelli

MANTOVA E RISOTTI

 


Nei week-end delle quattro settimane fra Pasqua e la Festa della Mamma si è svolta a Mantova la Festa dei Risotti e dei Lambruschi. Ognuno dei quattro appuntamenti si snodava attraverso le cene del venerdì, sabato e domenica, oltre al pranzo della domenica (ad eccezione della Pasqua in cui l’appuntamento è stato spostato al giorno di Pasquetta).

Ogni settimana venivano preparati una serie di risotti e serviti tipi diversi di Lambrusco. C’è stata quindi la settimana del Lambrusco Mantovano, quella del Lambrusco Reggiano, quindi il Modenese e il Parmense. Si pensa spesso che il Lambrusco sia tipicamente emiliano, ma non è così. Il vitigno è coltivato fin dai tempi antichi anche nel mantovano ed è a Denominazione di Origine Controllata, così come nelle provincie emiliane. Per quanto riguarda i risotti, nelle quattro settimane sono stati sempre presenti quelli tipici della cucina mantovana, in particolare i risotti alla psina (piccolo pesce di fosso), alla pilota (con salamella), ai saltarei (gamberetto di fiume), con lambrusco e salsiccia e quello con taleggio e chiodini, risultato il più richiesto. Personalmente ho voluto assaggialo e ho dovuto fare una lunga fila per poterlo finalmente avere nel piatto. L’evento si è svolto dentro una struttura coperta adiacente al Palasport che si trova nel polo commerciale di Mantova, non lontano dall’uscita dell’Autostrada del Brennero. Ottima l’organizzazione, con il bar, vari stand per le bevande e per i dolci con l’immancabile sbrisolona di fatto il simbolo della cucina mantovana per lo meno alla pari coi tortelli di zucca. Un ampio parcheggio gratuito, così come l’entrata e nessuna prenotazione hanno fatto sì che l’evento sia stato un successo di pubblico.


Ma di certo non si può andare a Mantova e non visitare il bellissimo centro storico. Venendo quindi dal Palasport, attraversato il ponte di San Giorgio che divide il Lago di Mezzo da quello Inferiore, collegando di fatto le due sponde del Mincio, ci accoglie il castello di San Giorgio, costruzione militare del XIV secolo, voluta da Francesco I Gonzaga. Il castello fa parte del vasto complesso del Palazzo Ducale, residenza dei duchi Gonzaga, signori di Mantova per ben quattro secoli. La visita del centro storico inizia da Piazza Sordello, nella quale, in pochi metri quadrati sono racchiusi diversi siti di interesse storico e turistico. Si parte dalla casa di Rigoletto, costruzione di origine medievale, così chiamata in quanto raffigurata nella scenografia originale dell’opera omonima di Giuseppe Verdi, ambientata a Mantova. Proseguendo la passeggiata si incontra il Duomo, dedicato a San Pietro. Ricostruito in età medievale in stile romanico, è ora un connubio di tre stili differenti: la facciata in stile barocco, il fianco sinistro in stile gotico, mentre solo il campanile ha conservato il suo stile originario. Al suo interno si trovano le spoglie di illustri personaggi mantovani, fra cui alcuni duchi Gonzaga e il patrono della città Sant’Anselmo.



La facciata del Palazzo Ducale si estende per alcune decine di metri lungo il lato sinistro della piazza, guardandola con le spalle al Duomo. Il Palazzo è stato la residenza dei signori Bonacolsi, la famiglia che governava Mantova, prima dell’avvento dei Gonzaga, che una volta conquistato il potere, ne hanno fatto la loro residenza. Il complesso è molto vasto e comprende più di 500 stanze, nonché vari giardini e cortili, alcuni dei quali accessibili, sempre dalla piazza, come la Piazza Giardino del Pallone che in tempo medievale era l’accesso principale alla Reggia. Sul lato della piazza opposto al Palazzo Ducale, si trovano in rapida successione alcuni palazzi storici degni di nota. Palazzo Bianchi con la sua facciata settecentesca è l’attuale residenza del vescovo di Mantova, mentre Palazzo Bonacolsi è un edificio del XIII secolo con merli ghibellini, fatto costruire da Pinamonte Bonacolsi, signore di Mantova prima dei Gonzaga. L’edificio è costruito in cotto ed è sormontato dalla Torre della Gabbia, costruita in epoca precedente e ceduta poi allo stesso Pinamonte.



Proseguendo nella passeggiata si passa sotto la Porta di San Pietro o Voltone di San Pietro, una delle antiche porte della città, che fa parte della prima cinta muraria. Il nome ricorda quello antico della piazza, appunto Piazza San Pietro, come era denominata in epoca medievale: l’intitolazione al poeta Sordello da Goito, vissuto nel ‘200, è chiaramente posteriore. Dalla Porta di San Pietro si imbocca via del Broletto, per arrivare lungo i portici che la caratterizzano, a Piazza delle Erbe, altro punto turistico di notevole interesse. Di fronte ai portici si trova il Palazzo del Broletto o del Podestà, costruzione del ‘200 che comprende la torre omonima. Attualmente è in restauro ed è coperta dalle impalcature; è comunque visibile il monumento a Virgilio, di gran lunga il più famoso poeta mantovano, che si trova sulla facciata. Subito dopo si può ammirare la facciata del Palazzo della Ragione, un edificio di epoca contemporanea al precedente e che nel corso degli anni è stato adibito a vari scopi. Inizialmente ospizio dei pellegrini, poi palazzo del Comune, mercato, palazzo di giustizia e attualmente sede di mostre ed eventi. Adiacente al Palazzo della Ragione si trova la Torre dell’Orologio. Di epoca successiva ai precedenti palazzi, ospita un orologio astronomico opera di Bartolomeo Manfredi, astronomo e matematico mantovano. Un tempo l’orologio segnava, oltre alle ore, i segni dello zodiaco, le fasi lunari, la durata del giorno e della notte. Il meccanismo si è poi guastato e alcuni dei suoi effetti non sono più attivi. A fianco della Torre dell’Orologio, si trova la Rotonda di San Lorenzo, un antico edificio religioso datato XI secolo. La sua base è perfettamente rotonda e l’interno e costituito da due gallerie, quella superiore è il gineceo, riservato alle donne durante le cerimonie religiose, voluto per non distrarre gli uomini in preghiera. Sconsacrata nel XVI secolo, la sua cupola è stata successivamente restaurata nel 1911 e infine riconsacrata nel 1926, salvandosi da una demolizione già autorizzata.



Prima di abbandonarsi alla ricerca delle tante prelibatezze gastronomiche di Mantova, vale la pena visitare la Basilica di Sant’Andrea, a mio modo di vedere il più bel monumento del centro storico mantovano. Progettata da uno dei grandi architetti del Rinascimento, il genovese Leon Battista Alberti, ha avuto una lunga storia per quanto riguarda il suo completamento. Dopo la morte di Alberti nel 1472, il progetto è rimasto fermo a lungo per poi riprendere solo attorno al 1530. La grande cupola (25 metri di diametro) è stata aggiunta nel XVIII secolo. La basilica ha la denominazione di Concattedrale, quindi è lei stessa cattedrale insieme al Duomo. Un dipinto della crocifissione di Sant’Andrea campeggia nella parte alta dell’abside, mentre sotto la cupola ai quattro angolo si ammirano i ritratti degli evangelisti. Nella cripta sono conservate due reliquie che, secondo la tradizione, contengono ciascuna un pugno di terra che racchiude il sangue di Gesù colato dalla croce e portato fin lì da San Longino che era quel soldato romano, cieco da un occhio, che ha ferito con una lancia il costato di Gesù. Le reliquie sono quelle del Preziosissimo Sangue di Gesù e una balaustra ottagonale al centro del transetto ne indica l’esatta posizione nella cripta. Per adorare queste reliquie nel Medioevo a Mantova arrivavano molti pellegrini ed è per questo che il Palazzo della Ragione era originariamente un ospizio. Dopo quell’episodio che ne ha cambiato la vita, Longino (che vuol dire quello con la lancia, dato che non si conosce il vero nome) si è convertito al Cristianesimo, vagando e predicando per il mondo e arrivato a Mantova ha trovato il martirio. Al santo è attribuito il potere di ritrovare le cose perse e viene rappresentato sempre con una lanterna. Una cappella della chiesa è a lui dedicata e lo vediamo con la sua lancia ai piedi della croce di Cristo. La cripta è visitabile con la guida di alcuni volontari che si alternano nell’accompagnamento dei gruppi.



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